Risultano in aumento i casi di contagi da Covid in Italia, dove 3 regioni sono a rischio alto, 12 a rischio moderato e 6 a rischio basso.
In aumento i casi di positività da Covid-19 in Italia: tre regioni risultano a rischio alto. Lo riferisce il Monitoraggio settimanale dell’Iss. Stando all’esame delle cabina di regia datato 6 gennaio 2023, l’incidenza dei casi settimanali ogni 100mila abitanti è salita passando da 207 a 231.
Una buona notizia c’è: l’Rt resta stabile a 0,83 rispetto al dato della scorsa settimana. L’indice di contagio e i ricoveri hanno registrato invece una nuova salita. Durante il corso della settimana il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di medicina è calato dal 13% al 12,1%.
Il livello di occupazione delle terapie intensive rimane stabile al 3,2%. In Italia tre regioni passano da rischio zero a rischio alto. Si tratta di Lazio, Puglie e Umbria. Delle altre, dodici risultano a rischio moderato mentre le restanti sei sono a rischio basso.
L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ha dichiarato che, alla luce dei dati riscontrati, «non esiste indicazione di una maggiore gravità associata a queste varianti sotto monitoraggio rispetto a precedenti lignaggi Omicron».
Il TAG-VE scrive: «L’analisi dei CDC cinesi ha mostrato una predominanza dei lignaggi Omicron BA.5.2 e BF.7 tra le infezioni acquisite localmente. BA.5.2 e BF.7, insieme, rappresentavano il 97,5% di tutte le infezioni locali secondo il sequenziamento genomico». E prosegue: «Sono stati rilevati inoltre altri sotto-lignaggi di Omicron noti, anche se in basse percentuali. Queste varianti sono note e circolano in altri Paesi e al momento nessuna nuova variante è stata segnalata dal CDC cinese».
Il parere degli esperti
I virologi spiegano che «Serve un cambiamento di paradigma, soprattutto nei confronti delle vaccinazioni e delle numerose varianti del virus sarsCoV2, per poter sostenere con successo la battaglia contro l’epidemia. È ormai chiaro, per esempio, che il vaccino è particolarmente necessario per gli anziani e i fragili in quanto protegge dalle forme gravi della malattia e non dall’infezione. Si apre adesso – prosegue – anche la questione dei richiami, che dovrà essere affrontata con grande prudenza, così come è da valutare attentamente il concetto di vaccinazione prolungata».